Il Piano vaccinale italiano
Il Piano vaccinale italiano, considerata la disponibilità iniziale di un numero di dosi limitato di vaccino contro il COVID-19, in questa prima fase della campagna di vaccinazione ha disposto di concentrare le risorse sulla protezione del personale dedicato a fronteggiare l’emergenza pandemica e sui soggetti più fragili, individuando le seguenti categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali:
- Operatori sanitari e sociosanitari. Gli operatori sanitari e sociosanitari “in prima linea”, sia pubblici che privati accreditati, hanno un rischio più elevato di essere esposti all’infezione da COVID-19 e di trasmetterla a pazienti suscettibili e vulnerabili in contesti sanitari e sociali.
- Residenti (ospiti) e personale dei presidi residenziali per anziani. I residenti di tali strutture sono ad alto rischio di malattia grave a causa dell’età avanzata, la presenza di molteplici comorbilità, e la necessità di assistenza per alimentarsi e per le altre attività quotidiane.
- Persone di età avanzata. È evidente che un programma basato sull’età aumenti la copertura anche nelle persone con fattori di rischio clinici, visto che la prevalenza di comorbilità aumenta con l’età, tenendo conto che nelle persone di età avanzata, considerata l’elevata probabilità di sviluppare una malattia grave e il conseguente ricorso a ricoveri in terapia intensiva o sub-intensiva, questo gruppo di popolazione è il più a rischio.
Dalla tabella 1, che fa parte del Piano vaccinale, si comprende che di questo primo gruppo prioritario di persone sottoposte al vaccino fanno parte 6.416.372 persone considerando fra le persone di età avanzata solo gli ultraottantenni.
Sempre il Piano vaccinale afferma che con l’aumento delle disponibilità di vaccini si procederà con la vaccinazione della popolazione generale operando comunque sempre a partire dalla categorie più a rischio che saranno le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbilità cronica e poi tutti gli altri.
Le priorità nelle vaccinazioni degli anziani nei diversi paesi
Per quel che riguarda il grande tema della vaccinazione degli anziani occorre dire che in tutti i paesi analizzati, compresa l’Italia ovviamente, i grandi anziani ultra75enni, gli ospiti e il personale dei presidi residenziali per anziani sono collocati costantemente nel gruppo delle persone da vaccinare con la massima priorità (tabella 2). Si tratta di orientamenti condivisibili. Si pensi che nel Regno Unito è stato stimato che tra i residenti di un presidio residenziale per anziani sarebbero necessarie 20 vaccinazioni per prevenire un decesso, rispetto a 2.000 tra le persone di età pari o superiore a 60 anni e a 47.000 per il resto della popolazione (Lauter et al., 2021).
Nei paesi analizzati nella tabella 2, tra le categorie da vaccinare prioritariamente la maggioranza delle nazioni ha anche collocato i gruppi di persone clinicamente vulnerabili e tutti gli operatori delle cure di lungo termine (LTC) compresi dunque anche gli operatori domiciliari e dei centri semiresidenziali. Per contro solo l’Austria e la Germania hanno inserito tra le priorità le persone con demenza, solo la Germania i disabili con difficoltà di apprendimento, e solo Danimarca e Germania i caregiver familiari (tabella 2).
Le prime vaccinazioni realizzate agli anziani
I primi dati sulle vaccinazioni nei diversi paesi sono solo indicativi delle diverse tendenze perché la vaccinazione è iniziata da troppo poco tempo, non è facile reperire dati aggiornati e soprattutto questi non sempre vengono forniti disaggregati secondo le caratteristiche delle persone che sono state vaccinate.
Quali sono comunque i dati che emergono da questi primi dati1?
Sebbene la maggior parte dei paesi abbia stabilito che gli ospiti ed il personale sono tra le massime priorità delle vaccinazioni per il COVID-19 questo non sempre si è tradotto in pratica. In alcuni paesi, in effetti, lo sforzo vaccinale iniziale è stato interamente diretto verso i presidi residenziali per anziani (PRA), nonostante le difficoltà logistiche. Finora Israele, Danimarca e alcune regioni della Spagna hanno completato le prime dosi di vaccinazione degli ospiti e del personale dei presidi residenziali e anche Irlanda del Nord e Scozia sono vicine al raggiungimento di tale obiettivo. In Belgio, il 100% delle dosi iniziali del vaccino sembra essere stato somministrato a persone che vivono o lavorano nei presidi residenziali per anziani (tabella 3).
Al contrario, Inghilterra, Italia e Stati Uniti hanno adottato un approccio vaccinale più ampio, rivolto agli operatori sanitari prima degli ospiti e del personale dei presidi residenziali per anziani (PRA), forse a causa delle difficoltà logistiche nel fornire vaccini che richiedono una conservazione particolare nei presidi residenziali. In Inghilterra la vaccinazione delle persone anziane che vivono nella comunità è iniziata prima di completare le vaccinazioni nei presidi residenziali per anziani (Lauter et al., 2021).
Qualche valutazione
Tutti i paesi hanno opportunamente inserito fra le categorie da vaccinare per il COVID-19 gli operatori sanitari e sociosanitari e gli ospiti e gli operatori dei presidi residenziali per anziani. La maggioranza dei paesi, ma non l’Italia, ha anche inserito fra le priorità i gruppi di persone clinicamente vulnerabili e tutti gli operatori delle cure di lungo termine (LTC) compresi dunque anche gli operatori domiciliari e dei centri semiresidenziali. Sempre nell’ambito delle cure di lungo termine (LTC), meno attenzione hanno avuto altre categorie che pure avrebbero meritato di rientrare tra le priorità in base ai livelli di rischio diretto o indiretto (per le persone assistite) che sono i caregiver familiari/assistenti familiari e le persone con demenza.
Nella pratica del primo mese di vaccinazione non sempre è avvenuto che la priorità riguardasse i presidi residenziali per anziani. Nella realtà, la vaccinazione degli ospiti e degli operatori dei presidi residenziali per anziani è andata più a rilento di quella degli operatori delle strutture sanitarie a causa della necessità di ottenere il consenso da parte di alcuni ospiti delle strutture residenziali (es. persone con demenza che non hanno il tutore o l’amministratore di sostegno, ecc.) o dei loro tutori (o amministratori di sostegno), alle difficoltà logistiche poste dai vaccini che richiedono una organizzazione specifica (conservazione particolare del vaccino e team dei vaccinatori itinerante) e alla difficoltà di fornire i vaccini in un momento in cui i tassi di infezione nei presidi residenziali sono molto alti in molti paesi.
Questo ha fatto si che, in alcuni paesi, sia stato più facile ed efficace vaccinare prima tutti gli operatori sanitari per poi passare successivamente ai presidi residenziali per anziani. Ma occorre sottolineare ancora una volta che siamo appena all’inizio della fase di vaccinazione per cui una valutazione più rigorosa ed approfondita deve essere rinviata ad un momento successivo.
Note
Bibliografia
Lauter S., Lorenz-Dant K., Comas-Herrera A., Perobelli E. (2021), International “living” report: Long-Term Care and COVID-19 vaccination, prioritization and data, LTCcovid.org, International Long-Term Care Policy Network, CPEC-LSE, 18th January.
Ministero della Salute (2020), Vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19. Piano strategico.