Noi colpiti dall’Alzheimer, noi popolo della demenza (il 5% della popolazione, forse più, se consideriamo oltre ai malati e ai familiari anche gli operatori) abbiamo finalmente recepito il messaggio che ci è stato lanciato forte e chiaro. Qual è? Ci arriviamo tra un attimo.
Nonostante il tributo in vite umane pagato alla colpevole superficialità con cui è stato affrontato il Covid, nonostante sia più di un ventennio che le vittime unite a voci autorevoli chiedono al Sistema di welfare risposte adeguate ai bisogni, nel momento in cui si può tentare di progettare/trasformare/innovare, dell’Alzheimer e della demenza si perdono le tracce e siamo costretti a “infilarci” in una categoria (anziani non autosufficienti) che per quanto da noi abitata, nella sua necessità di progettazione/miglioramento non esaurisce i nostri bisogni e le altre necessità di cura di cui siamo portatori.
Per la prima volta negli ultimi anni ci troviamo dinnanzi alla possibilità di poter programmare ed attuare degli investimenti, spostando l’attenzione dalle esigenze più congiunturali (la spesa corrente, che pure il Documento di Economia e Finanza certifica in aumento per la long term care) a quelle prospettiche. Investendo potremmo cambiare la visione, attuare le riforme che fino ad oggi sono rimaste confinate nei convegni, disegnare nuovi percorsi di presa in carico. Per fare ciò la politica dovrebbe …”vederci” e rendersi conto delle esigenze delle demenze, oggi ed in prospettiva. Purtroppo, invece, (e questo è il messaggio) la politica non ci vede e non ci sente: (di sicuro) sussurriamo invece di urlare la nostra disperazione, ci muoviamo silenziosamente invece di dare fragorosamente battaglia. Sembra un programma, e decisamente vuole esserlo: staremo a vedere dove ci porteranno le indicazioni che il PNRR ha recepito della proposta del Network Non Autosufficienza. E’ nelle nostre intenzioni non solo vigilare e sorvegliare l’attuazione, ma “pretendere” tutto quello che manca.