22 Settembre 2023 | Professioni

L’evoluzione della psicomotricità dall’infanzia alle diverse età della vita

La pratica psicomotoria, nata in Francia nel secolo scorso e presente in molti Paesi europei e sudamericani, viene spesso conosciuta tramite l’esperienza vissuta a scuola dai propri figli o nipoti; molti ne ignorano il senso, le caratteristiche, le finalità che la rendono una preziosa opportunità per chi vive o affianca l’età anziana. L’articolo – a cura di ANUPI Educazione, l’associazione degli psicomotricisti di area educativa più rilevante – presenta la figura dello psicomotricista, il suo intervento, la sua evoluzione verso l’intero ciclo di vita.

L’evoluzione della psicomotricità dall’infanzia alle diverse età della vita

Tradizionalmente l’autodefinizione, la visibilità e il riconoscimento della professione dello psicomotricista sono stati ancorati all’età dell’infanzia, con occasionali “incursioni” teorico-pratiche in altre età della vita, di carattere più esplorativo che strutturale; oggi lo sguardo e l’azione degli psicomotricisti abbraccia tutto il ciclo di vita: non più solo i bambini quindi, ma anche gli adolescenti, gli adulti e gli anziani sono considerati come destinatari di proposte di stampo psicomotorio. L’orizzonte si è notevolmente ampliato, da 0-9 anni fino a 0-100 anni, delineando nuovi orizzonti ed enormi possibilità di sviluppo in tutto ciò che riguarda la corporeità nella vita delle persone, dall’infanzia all’età anziana, con un’accentuazione del possibile ruolo della psicomotricità nella ricerca di equilibrio e benessere e nella prevenzione del disagio, a qualunque età.

 

 

Le origini e lo sviluppo della psicomotricità

Con il termine psicomotricità si intende valorizzare la sinergia tra movimento e immagine mentale, tra azione e mondo interiore, tra atto e intenzionalità, considerati in un’ottica di integrazione personale e sociale dell’individuo. Tale ambito di ricerca ha visto un’evoluzione progressiva e un suo graduale riconoscimento grazie a studi sviluppatisi in diversi ambiti scientifici, che hanno evidenziato sempre più le connessioni tra sviluppo emotivo, affettivo, cognitivo e organico, andando a confermare le prime ipotesi teoriche di alcuni studiosi, soprattutto francesi: questi, già a partire dai primi decenni del ‘900, avevano sottolineato quanto l’esperienza motoria fosse in grado di modificare incisivamente i livelli cognitivi di persone con disabilità1.

 

L’origine della psicomotricità, in quanto disciplina, è riconducibile alla Francia; qui, dagli anni Sessanta in poi, sono nate le scuole che più hanno influenzato in campo educativo la psicomotricità attuale: la psicocinetica di Jean Le Boulch (medico), la psicomotricità relazionale di André Lapierre (psicologo), la pratica psicomotoria di Bernard Aucouturier (pedagogista). A partire dalla Francia la disciplina si è poi diffusa in altri Paesi; in Italia si è sviluppata dagli anni Settanta, dapprima con riferimento ai contesti scolastici e con una caratterizzazione di tipo terapeutico.

 

La crescita e l’affermazione della pratica psicomotoria si configurano come un percorso di ricerca teorico-pratica, un’esplorazione basata su intuizioni feconde e riscontri clinici, una vera e propria avventura. Porre la mediazione corporea al centro delle strategie di apprendimento e di cura, in assenza delle evidenze scientifiche che le neuroscienze hanno potuto dimostrare solo in anni più recenti2, ha rappresentato una scelta coraggiosa, solo apparentemente azzardata. In realtà essa era ancorata a una conoscenza clinica che si fondava da un lato sull’esperienza clinica diretta, dall’altro sulla capacità progressiva di costruire una teorizzazione della pratica, una modellizzazione dell’intervento ancora oggi utilizzata, affinata e confermata da alcune ricerche in merito all’efficacia dei trattamenti.

 

Diversi concetti e prospettive – attualmente verificati attraverso procedure sofisticate – sono stati esplorati empiricamente molti decenni fa, a partire da un’estrema attenzione a una formazione che ha avuto radici corporee non solo di tipo performativo o prestazionale ma soprattutto di tipo espressivo, alla ricerca di quei processi di risonanza e di sintonizzazione oggi comunemente accettati come costituenti le basi dell’interazione e della relazione fra esseri umani e il fondamento per l’armonia dello sviluppo psichico.

 

Il termine psicomotricità ha avuto una sua profonda evoluzione nel tempo, fino ad arrivare al significato conferito attualmente, considerando non solo una completa integrazione tra mente e corpo, ma anche una disciplina che va a supportare i processi di sviluppo, valorizzando l’individuo come essere di globalità, che manifesta e realizza se stesso attraverso la pienezza della propria azione nel mondo, nell’uso dello spazio e degli oggetti, nell’interazione con l’altro, nella capacità di rappresentarsi armonicamente attraverso il movimento, la parola, il gioco.

 

Disciplina diffusa soprattutto in Europa e in Sud America3, la psicomotricità ha inteso esplorare questa modalità specifica di relazione dell’individuo con il mondo, interessandosi in particolar modo ai seguenti aspetti dello sviluppo:

  • la relazione tonico-emozionale tra il bambino e l’adulto all’interno dei processi di sviluppo;
  • il gioco pre-verbale e senso motorio nella scoperta della realtà e nell’espressione di sé;
  • lo sviluppo del gioco simbolico nella formazione del pensiero e dell’identità;
  • la percezione e strutturazione dello spazio e del tempo come elementi fondanti nella percezione della realtà;
  • la strutturazione del pensiero e dell’identità attraverso l’azione;
  • lo sviluppo della socializzazione nelle sue diverse fasi;
  • l’integrazione delle diverse funzioni, nella formazione delle abilità personali e nello sviluppo della personalità.

 

La psicomotricità si applica sia in campo educativo-preventivo, che in ambito formativo e clinico, sostenendo l’importanza dell’integrazione tra esperienza e sviluppo dell’identità personale, tra azione, riflessione e intenzionalità, supportando – attraverso la via dell’azione e del gioco – lo sviluppo del pensiero simbolico, la capacità di decentramento cognitivo, l’identità personale, i processi di socializzazione.

 

 

La dimensione più conosciuta: laboratori di psicomotricità a scuola

Negli ultimi trent’anni la psicomotricità italiana ha vissuto una graduale trasformazione all’interno dell’ambito sociale, proponendosi non solo come dimensione riabilitativa, rivolta ai bambini con diverse tipologie di deficit, ma anche come esperienza educativa originale, in cui tutti i bambini possano vivere la dimensione ludica potenziando le proprie abilità motorie, sociali, comunicative. Ai bambini di scuole materne e scuole elementari – contesti in cui la psicomotricità si è gradualmente inserita in modo abbastanza diffuso, per poi estendersi talvolta a nidi e scuole medie – è stata fornita l’opportunità di sperimentarsi all’interno di percorsi psicomotori caratterizzati dall’esperienza libera e diretta con i materiali di gioco e da un preciso lavoro di percezione e regolazione delle abilità corporee, attraverso il confronto con lo spazio, il tempo, gli oggetti, i compagni.

 

Nell’intervento psicomotorio educativo il ruolo dell’adulto si delinea nella funzione specifica di far emergere le risorse autentiche del bambino, adottando un atteggiamento di osservazione di ciò che il bambino realizza nel gioco, dando spazio alla sua azione spontanea. La psicomotricità offre al singolo bambino e al gruppo dei bambini una vera e propria “palestra emotiva”, dove è la capacità di regolazione e di condivisione delle emozioni ciò che è messo in campo attraverso il gruppo e il setting in cui il gioco trova forma, concretezza e contenimento.

 

Box 1 – Psicomotricità a scuola: alcuni momenti tipici

 

L’intervento psicomotorio educativo-preventivo è orientato ad attivare i potenziali evolutivi dei bambini, valorizzando la dimensione relazionale tra adulto e bambino, la dimensione del gruppo naturale dei pari, la dimensione ludica, la dimensione creativa. La prevenzione è di tipo primario o secondario. La prevenzione primaria è promozione e sviluppo delle potenzialità personali dei bambini; stimola le funzioni fondamentali a una crescita sana ed equilibrata, tramite la sperimentazione delle capacità di regolazione personale nell’azione e nel gioco, il rinforzo dei processi di individuazione e di socializzazione, lo sviluppo della creatività e del decentramento cognitivo. La prevenzione secondaria attiene alla rilevazione dei fattori di rischio che potrebbero rallentare il processo di crescita di un bambino, specie riguardo l’integrazione tra le diverse aree di sviluppo (motoria, cognitiva e affettivo-relazionale).

 

Finalità dell’intervento psicomotorio educativo:

  • sostenere una visione positiva del bambino come bambino competente, creativo, in grado di partecipare costruttivamente al proprio percorso di crescita;
  • fornire ai bambini uno spazio di espressione, comunicazione e benessere relazionale, dove venga valorizzato il gioco e la sua funzione evolutiva;
  • favorire una pedagogia dell’ascolto e dell’accoglienza della dimensione corporea all’interno della realtà scolastica ed educativa;
  • sostenere la formazione e l’integrazione dei nuovi gruppi-classe nei momenti di passaggio da una realtà educativa all’altra (nido – scuola materna – scuola elementare);
  • sviluppare l’osservazione sui singoli bambini in ingresso nelle realtà scolastiche, fornendo uno screening precoce per l’individuazione di situazioni di deficit e/o di disagio.

 

 

Profilo, obiettivi e formazione dello psicomotricista di area socio-educativa

Lo psicomotricista è uno specialista della persona nella sua interezza (corpo, mente, emozioni) e delle relazioni, che si forma in anni di studio teorico-pratico, con un lavoro prima su di sé e poi con gli altri. Opera in un contesto psicomotorio (setting preciso e definito), tramite proposte guidate che privilegiano l’espressione corporea, all’interno di una dinamica relazionale gruppale.

 

Il suo intervento – grazie a una visione dello sviluppo della persona che valorizza in pari misura i vissuti corporei, le strategie relazionali, le capacità di simbolizzare, immaginare, ideare, costruire e rappresentare – privilegia la via corporea e ha come obiettivi favorire, accompagnare e sostenere:

  • la crescita e lo sviluppo evolutivo della propria identità e individualità (sul piano cognitivo, ideativo-progettuale e creativo, psicoaffettivo, socio-relazionale);
  • l’ascolto di sé e dell’altro, integrando emozioni, azioni, pensieri e relazioni;
  • l’interazione consapevole, la comunicazione efficace e la relazione costruttiva con se stessi, con gli altri e con l’ambiente;
  • l’equilibrio mente corpo e l’armonia (o ben-essere).

 

Box 2 – La figura dello psicomotricista di area socio-educativa, secondo ANUPI Educazione

 

In assenza di una definizione normativa del percorso di formazione, esistono molte scuole di psicomotricità, con diversi orientamenti di pensiero e azione ma una matrice comune. I principi trasversali alle diverse scuole di pensiero e di formazione sono:

  • la centralità, l’attenzione e il rispetto del corpo;
  • l’assenza della dimensione di giudizio;
  • la scarsa enfasi sulla prestazione, sulla performance;
  • l’uso del movimento come strumento di espressione e di conoscenza di sé e dell’altro;
  • l’ascolto, il riconoscimento e la condivisione delle emozioni;
  • la valorizzazione dell’approccio creativo e costruttivo di ogni persona verso il mondo;
  • l’assenza di limiti (salvo non farsi male e non far male agli altri);
  • la capacità di stare nella relazione con l’altro, condividendo spazi, confini, rappresentazioni, codici e culture.

 

La formazione mira, in modo integrato, alle dimensioni teorica, metodologica e pratica-esperienziale, per favorire la conoscenza, l’osservazione, il riconoscimento e la comprensione degli aspetti corporei, espressivi e tonico-emozionali correlati ad azione e interazione, delle dinamiche personali e interpersonali, dei segnali di disagio, nonché la conduzione psicomotoria di gruppi. L’azione dello psicomotricista è rivolta al gruppo, anche se non si escludono momenti di intervento 1:1 necessari a favorire un maggiore coinvolgimento del singolo, consentire un’attenzione mirata alle sue difficoltà e far evolvere gli aspetti positivi dell’azione individuale, perché possa armonizzarsi in un secondo momento con quella degli altri nel gruppo.

 

Fondamentale – per la consapevolezza delle proprie modalità corporee, espressive e relazionali e per la capacità di proporre adeguate proposte psicomotorie – è la formazione psicomotoria personale; la formazione personale a mediazione corporea è infatti essenziale, affinché lo psicomotricista possa essere:

  • consapevole del proprio vissuto personale rispetto al gioco e alle emozioni collegate;
  • in grado di sentire il piacere del gioco e di condividerlo con gli altri;
  • consapevole delle proprie capacità di espressione e comunicazione verbale e non verbale, delle loro possibilità di adattarsi e modificarsi in base al contesto (ambiente e relazioni), dell’uso del corpo per esprimere presenza e partecipazione;
  • in grado di percepire, sentire, muovere il proprio corpo in modo consapevole e adeguato alla situazione;
  • consapevole dei propri vissuti relativi alle diverse fasi e situazioni della vita e di come possono influire sulla propria osservazione di situazioni, persone, gruppi e sulle capacità di coinvolgimento personale;
  • consapevole delle proprie aspettative, pregiudizi e proiezioni, capace di distinguerli da quelli delle persone osservate e in grado di gestirle in modo equilibrato nel setting psicomotorio;
  • in grado di riconoscere, modulare e gestire le proprie emozioni;
  • consapevole dei propri stati di benessere o di disagio e capace di distinguere i propri stati di benessere o di disagio da quelli delle persone osservate;
  • disponibile a mettersi in gioco e in discussione, presente, attento e partecipe, in sintonia e in relazione con i singoli e con il gruppo;
  • consapevole del proprio ruolo di conduttore, del proprio potere, della propria autorevolezza, delle proprie risorse e dei propri limiti (come persona e come professionista), degli effetti delle proprie azioni nelle interazioni, al fine del buon funzionamento dell’esperienza di gruppo;
  • in grado di accogliere e di valorizzare le differenze nel gruppo, di gestire le emozioni e i punti di vista che emergono nell’incontro con l’altro e nel gruppo, di gestire le dinamiche relazionali all’interno di situazioni conflittuali.

 

A garanzia della formazione posseduta intervengono le associazioni professionali specifiche. ANUPI Educazione attesta la competenza e l’idoneità all’esercizio della professione di psicomotricista, con iscrizione all’elenco professionale degli psicomotricisti di area socio-educativa, a chi è in possesso di una laurea triennale in ambiti contigui (scienze della formazione, scienze psicologiche, scienze motorie o terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva) e una specifica formazione psicomotoria (conseguita tramite una scuola biennale o triennale in psicomotricità o, in alternativa, un master universitario in psicomotricità educativa e preventiva integrato da un ulteriore percorso formativo professionalizzante in psicomotricità educativa e preventiva).

 

È prevista la formazione continua obbligatoria, con assegnazione di crediti. ANUPI Educazione: promuove attività di formazione permanente (stage, convegni, congressi, studi e ricerche); stabilisce il monte ore di formazione permanente con scadenza triennale, secondo quanto definito nel Regolamento della Formazione Continua; ha facoltà di riconoscere la frequenza a iniziative formative diverse da quelle promosse dall’associazione e di considerarle valide ai fini dell’aggiornamento professionale.

 

 

Il Core Competence dello psicomotricista

Lo psicomotricista è quindi una figura professionale non ordinistica ma associativa, per la quale esistono:

  • codice deontologico (deliberato nel 2012 da ANUPI Educazione), a garanzia della correttezza e qualità degli interventi attuati e a tutela dei cittadini da abusi o carenze professionali;
  • Core Competence, per declinare la formazione di base dello psicomotricista in relazione alle competenze distintive della figura e alle conoscenze e abilità correlate  (vedi box 3 in allegato).

 

 

L’associazione ANUPI Educazione e lo sguardo a tutte le età della vita

La professione dello psicomotricista di area socio-educativa, espressione della psicomotricità educativo-preventiva, si differenzia da quella del TNPEE (terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva), istituita con DM Sanità 56 del 17/1/1997 ed espressione della neuropsicomotricità riabilitativo-terapeutica.

 

Come abbiamo visto lo psicomotricista di area socio-educativa è una figura non ordinistica ma associativa, normata come molte altre professioni non ordinistiche dalla legge 4/2013. Gli psicomotricisti italiani di area socio-educativa afferiscono a 7 associazioni: fra queste, ANUPI Educazione (Associazione Nazionale Unitaria Psicomotricisti Italiani di area socio-educativa) raggruppa 1/3 degli psicomotricisti italiani, risultando la più numerosa e la più diffusa sul territorio nazionale. I soci provengono da tutta Italia; Lombardia, Triveneto, Piemonte ed Emilia-Romagna sono le aree maggiormente rappresentate. Una parte dei soci ha una doppia formazione (sia psicomotricista che TNPEE).

 

Tecnicamente ANUPI Educazione è un’associazione giovane, ma con radici profondissime nella storia della psicomotricità; ha vissuto tutte le trasformazioni della professione e della sua storia associativa, derivando da ANUPI, la prima associazione italiana di psicomotricisti, fondata a Milano nel 1987. In applicazione della normativa nazionale secondo cui le associazioni professionali possono essere rappresentative di una sola figura professionale, nel 2011 ANUPI ha deliberato di dividersi in due associazioni professionali: una di area sanitaria (ANUPI TNPEE) e una di area socio-educativa (ANUPI Educazione). ANUPI Educazione si è costituita a Milano nel 2012; ha alcune sezioni regionali (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna) e vari referenti regionali (Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata).

 

ANUPI Educazione:

  • è la prima associazione professionale di psicomotricisti iscritta nel 2° elenco delle associazioni professionali del Ministero dello Sviluppo Economico;
  • aderisce fin dalla sua nascita al CoLAP (Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali) e opera nel quadro regolamentato e in base ai principi della legge 4/2013, a garanzia sia dei propri associati, sia di enti, servizi, cittadini che usufruiscono di loro progetti e proposte psicomotorie;
  • in base alla legge 4/2013 sulle professioni non ordinistiche ha elaborato un profilo professionale dello psicomotricista, una precisa articolazione degli atti della professione, un quadro di regole all’interno del quale lo psicomotricista può e deve muoversi per affermare e garantire la propria qualità operativa;
  • garantisce la qualità dei professionisti che vi aderiscono; a tale scopo attesta la qualità della formazione del singolo, tramite la verifica del percorso formativo di accesso alla professione, e il mantenimento – tramite la promozione e il monitoraggio della formazione continua – degli standard qualitativi di conoscenze e competenze dei propri soci, indispensabili per definire e attuare progetti e proposte psicomotori di carattere preventivo, promozionale, educativo;
  • diffonde la cultura della professione che rappresenta e persegue la conoscenza e la valorizzazione della professione degli psicomotricisti di area socio-educativa, rapportandosi ai diversi enti pubblici e privati che si occupano di formazione, educazione e prevenzione primaria del disagio individuale e sociale.

 

In linea con l’ampliamento dell’orizzonte dall’età evolutiva fino all’età anziana, la rivista scientifica dell’associazione ha mutato nome: dalla precedente rivista Psicomotricità, dal 1997 al 2008 gestita congiuntamente da ANUPI TNPEE e ANUPI Educazione, è nata nel 2019 la rivista di ANUPI Educazione La psicomotricità nelle diverse età della vita. Educazione prevenzione formazione. La rivista intende intercettare quel proliferare di esperienze che negli ultimi decenni si sono avvicinate a differenti fasce di età rispetto a quelle tradizionali, declinando la psicomotricità nell’ambito delle diverse età della vita, testimoniando l’orientamento dello sguardo degli psicomotricisti verso nuovi orizzonti. L’attenzione posta tradizionalmente alle radici corporee dell’intersoggettività, oltre che dell’esperienza e dell’evoluzione personale, alla mente incorporata, alla centralità dell’azione/intenzione/emozione, si rivolge ora, con più consapevolezza, al fatto che queste radici non verbali continuano a sostenerci per l’intero arco della vita, crescendo e modificandosi con noi.

 

Figura 1 – Esperienza psicomotoria con i caregiver: prendersi cura, il benessere
nella relazione

 

Nella stessa direzione, i gruppi di lavoro di ANUPI Educazione afferiscono a diverse età della vita: bambini, adolescenti, adulti e anziani. I gruppi di lavoro si compongono di psicomotricisti di diversa generazione, formazione ed esperienza, che in varie regioni italiane si impegnano nella formulazione di progetti e di proposte a favore di specifiche fasce di età: insieme condividono studio, riflessione, confronto, ricerca ed esplorazione, tramite incontri periodici (specie on line, per favorire una partecipazione su scala nazionale) e pubblicazioni dedicate.

 

Per concludere: negli ultimi trent’anni la psicomotricità italiana ha vissuto un graduale cambiamento all’interno dell’ambito socio-educativo, proponendosi come esperienza originale, in cui non solo i bambini possano vivere la dimensione ludica potenziando le proprie abilità motorie, sociali, comunicative e autoriflessive. L’applicazione dell’intervento psicomotorio si è gradualmente trasformata, aprendosi anche al campo del sociale e della formazione personale, nell’intervento con adolescenti, adulti e anziani, in un’ottica di promozione della qualità della vita a qualunque età. Gli psicomotricisti di area socio-educativa possono apportare un contributo significativo al benessere delle persone anziane (in diverse condizioni di salute e autosufficienza) e al benessere di chi si prende cura di loro, e sono pronti a farlo.

Note

  1. I precursori del pensiero psicomotorio sono il neuropsichiatra Philippe Tissié (associazione fra movimento e sviluppo psichico), lo psicologo e pedagogista Henri Wallon (concetto di “tono”, alla base di azioni ed emozioni, e sua funzione nella comunicazione), il suo discepolo Edouard Guilmain (connessioni tra motricità, intelligenza e comportamento); più tardi, il neuropsichiatra di formazione psicoanalitica Julian de Ajuriaguerra (dialogo tonico, sviluppo della postura, manipolazione degli oggetti).
  2. Si fa riferimento alla scoperta dei neuroni specchio da parte del gruppo condotto da Giacomo Rizzolatti, alle ricerche di Antonio Damasio sulla coscienza corporea, alla teoria di Alain Berthoz sulla percezione-azione.
  3. La psicomotricità è presente, da diverso tempo e con differenti orientamenti e sottolineature, in Francia, Belgio, Lussemburgo, Germania, Austria, Svizzera, Italia, Spagna, Portogallo e in Argentina, Uruguay, Brasile.

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