1 Marzo 2007 | Editoriali

Editoriale
La primavera dei non autosufficienti

Anziani non autosufficienti

L’ attuale dibattito su invecchiamento della popolazione e riforma del welfare è incompleto. Mentre la possibilità che una persona veda la propria età pensionabile passare da 57 a 60 anni agita gli animi, il rischio che la stessa persona diventi un 80enne non autosufficiente abbandonato dallo Stato non suscita clamore. L’acceso confronto sulla previdenza, infatti, contrasta con il silenzio sulle politiche per i non autosufficienti. Motivi per parlarne ve ne sarebbero. Non è certo necessario ripetere ai lettori di questa rivista i dati sulla presenza di non autosufficienti e di familiari e badanti impegnati ad assisterli, sull’inadeguatezza delle politiche pubbliche, sui trend attesi di invecchiamento nel futuro prossimo.

 

Il Governo Prodi ha introdotto il “Fondo per i non autosufficienti”, con 100 milioni per quest’anno e 200 per ognuno dei successivi due, di cui non è stato ancora deciso l’utilizzo. Si tratta di una cifra simbolica rispetto a un fabbisogno di almeno 2-2,5 miliardi di Euro (la maggior parte delle stime scientifiche indicano cifre ben più alte). In realtà, finora la non autosufficienza è rimasta esclusa dal dibattito politico e l’Esecutivo non ha ancora manifestato le proprie intenzioni in merito. Il Governo, però, ha da tempo annunciato di voler riordinare le politiche di welfare entro la primavera. Il confronto politico di queste settimane lo pone davanti a un bivio: costruire un progetto complessivo per una società che invecchia o continuare a concentrare l’attenzione solo sulla previdenza?

 

Vediamo gli scenari possibili. Il primo scenario prevede lo sviluppo di un’azione adeguata ad affrontare le domande di intervento che emergono con l’invecchiamento. In questo caso il Governo inserirà una riforma delle politiche per i non autosufficienti nel proprio pacchetto welfare. Le scelte su come impiegare le risorse del Fondo già finanziato costituiranno un tassello di un più ampio disegno. La riforma dovrebbe riguardare l’insieme dei settori coinvolti: i servizi sociali dei comuni, i servizi sociosanitari delle Asl, l’indennità di accompagnamento di responsabilità dello Stato; comprenderebbe un aumento della spesa pubblica finalizzato al ripensamento delle politiche e dovrebbe affrontare i nodi del sistema: gli inadeguati diritti delle persone non autosufficienti, l’eccessiva disomogeneità territoriale nell’offerta, la debole collaborazione tra servizi sociali e sanitari. Un intervento, dunque, che incrementi le risorse, ampli i diritti, stabilisca poche e chiare regole valide per tutti. Si coronerebbe così un decennio di proposte avanzate da più parti, basti ricordare la “Commissione Onofri”(1997), i sindacati dei pensionati, la Commissione Affari sociali della Camera.

 

Nello scenario alternativo, invece, il dibattito rimarrà circoscritto alla previdenza. Il Governo non definirà una riforma per i non autosufficienti e si limiterà a decidere come utilizzare le risorse del Fondo, le cui dimensioni permetteranno al massimo alcune sperimentazioni. Si manterrà la medesima linea del precedente Esecutivo, il quale non introdusse cambiamenti di rilievo. Il costante invecchiamento continuerà ad allargare il divario tra bisogni e intervento pubblico.

 

All’estero, intanto, le riforme per i non autosufficienti si susseguono da oltre un decennio. Il lungo elenco è aperto dalla Germania (1995) e chiuso dalla Spagna, la cui riforma è in vigore dall’inizio dell’anno. L’esperienza spagnola contiene messaggi utili per l’Italia. Indica che pure in Paesi dove le politiche per i non autosufficienti sono tradizionalmente deboli si può invertire la rotta. Mostra che anche laddove queste politiche sono responsabilità per lo più di Regioni e Comuni, come è pure in Italia, solo un robusto intervento statale può fare la differenza. Segnala che inizialmente non è necessario disporre di tutte le risorse necessarie ma di un progetto. La Spagna prevede una crescita di spesa graduale nel tempo, ma all’interno di un percorso definito e guidato da obiettivi espliciti.

 

Il nodo della non autosufficienza, a ben vedere, riassume in sé molte delle criticità dell’attuale dibattito politico. Il difficile rapporto tra politica e realtà: è arduo trovare un bisogno per cui vi sia una maggiore distanza tra presenza nella società e assenza nella politica. La famiglia, quella concreta: la non autosufficienza è il principale impegno di cura delle famiglie italiane, le donne in particolare. Il federalismo: l’attuale offerta di assistenza presenta un fortissimo grado di eterogeneità tra le Regioni. La diffusione delle badanti, infine, rimanda alle tematiche migratorie. Tutto questo in un nodo che la primavera chiarirà, se il governo vuole iniziare a scioglierlo.

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