1 Dicembre 2007 | Cultura e società

Uno sguardo al nostro futuro. La Conferenza di Gerotecnologia, Pisa 2008.


A fronte della crescente richiesta, da parte delle persone anziane, di mantenere una buona qualità di vita, anche in presenza di invalidità o malattie (demenza compresa), la tecnologia può fornire risposte utili, ma solo a patto che vengano prese opportune misure. Occorre cioè che vengano tenute in conto caratteristiche, necessità e desideri dei destinatari della tecnologia. La tecnologia può essere pro-capacitante oppure in-capacitante, creare opportunità, soluzioni, stimoli ed integrazione, ma anche ingenerare difficoltà, frustrazione, isolamento e stigmatizzazione.

Il rapporto ambivalente tra persone anziane e computer – non a caso menzionato su di un recente bollettino (telematico) del Gruppo di Ricerca Geriatrica (luglio 2007) – ne è testimonianza. In Italia, solo il 15% degli ultra65enni adopera un personal computer, e solo il 6% naviga in rete. L’articolo in questione menziona esplicitamente una possibile “disabilità indotta” da insufficiente alfabetizzazione digitale. Ma tale “segregazione informatica” non costituisce un destino inevitabile, come dimostra il successo delle iniziative formative. Viceversa, negli Stati Uniti, dove da oltre 20 anni è attivo un programma apposito come “Seniornet”, la quota di anziani che frequentano la rete è del 22%; valori simili (20%) si registrano nel Regno Unito.

Tenendo conto che il numero di persone che (negli USA) “navigano” in rete è del 51% nella decade 55-64 anni, non è casuale che l’apprendimento a distanza si stia proponendo come un sistema promettente per la formazione del personale “anziano”– in termini di attività lavorativa – in tutto il mondo. Ma se una persona anziana su 5 soffre di qualche disabilità che può compromettere l’utilizzo di un computer, sono opportune le opzioni che già oggi consentono di personalizzare ed ottimizzare l’utilizzo degli strumenti e della “rete”. Nuovamente, invece, i luoghi comuni valgono poco tra gli anziani:le indagini sul campo dimostrano una vicinanza a volte un po’ forzosa, ma pur sempre proficua, con computer e rete telematica che rientrano, ormai, nel lessico quotidiano. Si può scoprire così che molti anziani hanno sostituito il telefono e la posta tradizionali con la posta elettronica, meno costosa e più rapida, per tenersi in contatto con persone magari non direttamente contattabili per problemi di mobilità, o di destrezza nella scrittura, per effettuare acquisti o prenotazioni, ecc. La consapevolezza che computer e rete fanno ormai parte della vita moderna sembra ampiamente acquisita; semmai, le persone intervistate preferiscono nettamente – rispetto al gergo pieno di neologismi e metafore – una terminologia “familiare” che rispetti i loro valori e consuetudini: per esempio, nel “cyberspazio” non si può concretamente uscire a passeggiare…

La tecnologia può contribuire pure al miglioramento della qualità di vita per le persone cognitivamente deteriorate, non più solo mirando alla sicurezza oggettiva e soggettiva, o controllando i disturbi psichici e comportamentali, ma anche offrendo opportunità di svolgere attività significative e gradevoli, a partire dai singoli profili biografici, tenendo conto di come avviene, nel reale contesto quotidiano, l’interazione tra capacità residue del soggetto ed ambiente di vita. La tecnologia può soccorrere anche chi è impegnato a prestare assistenza alle persone con demenza: per esempio, in caso di vagabondaggio, un comportamento che coinvolge il 60% dei malati di Alzheimer, e che può contrapporre il diritto alla riservatezza della persona cognitivamente deteriorata con le necessità di poterla rintracciare. Ed anche in Paesi dove la sensibilità verso l’autonomia delle persone dementi è particolarmente attenta, la crescente pervasività delle tecnologie della comunicazione – e della normativa relativa – ha modificato, secondo indagini sul campo, la percezione delle priorità in questo dilemma etico: la possibilità di rintracciare la persona errabonda viene paragonata a quella di chiunque adopera un telefono cellulare. Gli argomenti qui accennati costituiscono esempi di “Gerotecnologia” (parola coniata quasi 20 anni fa in Europa): gli studiosi che – provenienti dalle discipline più diverse – si interessano a questo nuovo ambito di conoscenze e prassi, si sono radunate in una società scientifica, nata nel 1997, e dotata di un proprio giornale [www.gerontechjournal.net]. Pisa ospiterà la 6ª Conferenza Internazionale della società, dal 4 al 7 giugno 2008:per conoscere meglio il nostro presente, e gettare uno sguardo al nostro stesso futuro, visitate il sito: www.isg08.org.

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