8 Febbraio 2023 | Reti informali

Gioco d’azzardo e alcol in età anziana: l’esperienza dei gruppi di auto mutuo aiuto

I gruppi di auto mutuo aiuto sono una risorsa importante, poco conosciuta spesso dalle persone che vivono un problema e talvolta anche dagli operatori dei servizi di un certo territorio. Alcuni aspetti che li caratterizzano (accoglienza incondizionata, atteggiamento non giudicante, socializzazione e contrasto all’isolamento) li rendono particolarmente adeguati per la popolazione anziana. Nell’articolo viene riportata l’esperienza di alcuni gruppi di auto mutuo aiuto lombardi sul tema della dipendenza da alcol o da gioco d’azzardo.

Gioco d'azzardo e alcol in età anziana: l'esperienza dei gruppi di auto mutuo aiuto

Nel mese di settembre 2022 siamo stati coinvolti come relatori in un seminario, organizzato a Milano dall’Ordine Assistenti Sociali Lombardia in collaborazione con il CISF Centro Internazionale Studi Famiglia, dal titolo “Anziani, gioco d’azzardo e alcol: il ruolo possibile di servizi e operatori domiciliari e di prossimità”. Il seminario è stato una importante occasione in cui misurarsi nel portare la nostra voce e la nostra esperienza, al fianco di assistenti sociali e di altre figure professionali (psicologi, educatori professionali) di servizi territoriali per anziani e di servizi specialistici per le dipendenze.

 

 

Alcolisti Anonimi e Giocatori Anonimi

Alcolisti Anonimi (AA) è stata fondata negli Stati Uniti, nel 1935, per iniziativa di due alcolisti (Bill W., che lavorava a Wall Street, e Bob S., medico chirurgo); al 1949 risale (per iniziativa della moglie di Bill W.) la fondazione dei gruppi Al-Anon, che accolgono i familiari degli alcolisti.

 

Presenti in tutto il mondo, in Italia i gruppi AA sono attivi dal 1974. Attualmente i gruppi AA sono oltre 430, diffusi su tutto il territorio nazionale (in Lombardia 95, a Milano città 16); i gruppi Al-Anon sono oltre 280 (in Lombardia 69, a Milano città 7).

Box 1 – Alcune voci di Alcolisti Anonimi

Giocatori Anonimi (GA) è nata nel 1957 negli Stati Uniti, come “costola” di Alcolisti Anonimi. Anche questa realtà prevede gruppi paralleli, destinati ai familiari dei giocatori (Gam-anon).

 

Presenti in tutto il mondo, in Italia i gruppi GA sono attivi dal 1999 (cioè qualche anno dopo l’introduzione nel nostro Paese del Gratta e Vinci, che ha avviato una nuova era del gioco d’azzardo). Attualmente i gruppi GA sono quasi un centinaio, diffusi su tutto il territorio nazionale (tranne alcune regioni); in Lombardia sono presenti 21 gruppi.

 

Box 2 – Alcune voci di Giocatori Anonimi

 

Alcolisti Anonimi e Giocatori Anonimi condividono la regola delle “24 ore”, la scelta e il valore dell’anonimato, il metodo dei “Dodici Passi”, la dimensione spirituale. La regola delle “24 ore” comporta fare progetti a brevissima scadenza: si tratta di un approccio molto funzionale per affrontare un percorso che altrimenti potrebbe essere vissuto come al di sopra delle proprie possibilità.

 

L’anonimato ha un significato preciso: chi frequenta un gruppo deve portare solo se stesso, con la propria storia di bevitore o giocatore; nel gruppo tutti sono uguali, a prescindere da livello socio-culturale, condizioni economiche, ruoli professionali e sociali ricoperti. L’anonimato è fondamentale soprattutto all’inizio, per aprirsi agli altri e raccontare la propria storia; poi per imparare a sentirsi uno tra tanti (essere anonimi non significa essere invisibili, ma essere umili). Per evitare il protagonismo, all’interno dell’associazione i compiti di rappresentanza e di gestione sono provvisori ed esercitati a turno.

 

Il metodo dei “Dodici Passi” definisce il percorso che ogni persona con dipendenza o ogni familiare deve compiere nel gruppo, attraverso un esame della propria storia personale, per recuperarsi dall’alcolismo o dal gioco compulsivo e mantenersi sobri nel tempo: si tratta di un percorso spirituale, di un cammino verso una filosofia e uno stile di vita che prevedono la moderazione rispetto alle cose materiali.

 

Nel gruppo l’alcolista o giocatore o il familiare imparano a fare un esame della propria vita, ad ammettere i propri errori, a riconoscere di avere un problema, ad accettare la propria impotenza di fronte all’alcol o al gioco d’azzardo, affidandosi a una potenza superiore (definita come Dio, come ciascuno può concepirlo e intenderlo). Imparano ad accettare che l’alcol o il gioco d’azzardo non potranno più tornare nella propria esistenza, poiché dalla dipendenza deriva la necessità di astinenza per sempre. Imparano ad accettare se stessi, gli altri e la vita. Tramite il percorso definito dai “Dodici Passi” l’esigenza primaria diventa stare bene, affrancandosi dall’alcol o dal gioco d’azzardo, e il cambiamento diviene una necessità. Inventario quotidiano, meditazione e preghiera, impegno a restituire quanto ricevuto, diventano così uno stile di vita che si basa su valori come onestà, sincerità, tolleranza, umiltà, perdono e gratitudine.

 

Riguardo alla dimensione spirituale, significativa è una lettera inviata nel 1961 dallo psichiatra e psicoanalista Carl Gustav Jung a Bill W., uno dei fondatori di Alcolisti Anonimi. In tale lettera Jung afferma: “In latino alcol si dice «spiritus». La stessa parola, dunque, viene usata per la più elevata esperienza religiosa e per il più corruttore dei veleni. Una formula utile quindi è: «Spiritus contra spiritum».” Con queste poche righe, Jung non solo mise in relazione la “sete” dell’alcolista per l’alcol con il desiderio di ogni essere umano di conoscere la propria vera identità, di trascendere i propri confini, di unirsi a un Potere Superiore e raggiungere la totalità, ma mostrò che quando questo impulso non veniva ascoltato poteva trasformarsi in una dipendenza come quella alcolica.

 

Club Alcologici Territoriali

I CAT (Club Alcologici Territoriali, originariamente definiti Club Alcolisti in Trattamento) sono sorti nel 1964 in Jugoslavia, per iniziativa di Vladimir Hudolin, psichiatra dell’Università di Zagabria. In una visione sistemica, i CAT considerano l’alcolismo uno stile di vita disfunzionale, che interessa tanto il bevitore quanto il suo contesto di riferimento: l’approccio ecologico-sociale ai problemi alcol-correlati determina interventi che coinvolgono la famiglia dell’alcolista, la comunità di vita e il territorio di appartenenza.

 

Caratteristica distintiva dei CAT è la partecipazione contemporanea degli alcolisti e di loro familiari (es. coniuge, genitori, fratelli, figli) o figure significative (es. amico, collega): tutti sono impegnati in un percorso comune di aiuto e di cambiamento. I CAT sono comunità multifamiliari, composti da un numero massimo di 12 famiglie con problemi alcolcorrelati e da un “servitore-insegnante”. Il “servitore-insegnante” è una persona motivata a occuparsi dei problemi alcolcorrelati, di profilo diverso (alcolista in astinenza da qualche anno, familiare di alcolista, figura professionale); ha ricevuto una formazione specifica e si aggiorna regolarmente su temi connessi all’alcol e al lavoro dei Club.

 

Presenti in Italia dal 1979, i CAT sono diffusi su tutto il territorio nazionale; se ne contano più di 2.000. I Club di un territorio sono coordinati a livello locale (ACAT Associazione dei CAT, APCAT Associazione Provinciale dei CAT) e regionale (ARCAT Associazione Regionale dei CAT); sono rappresentati su scala nazionale dall’Associazione Italiana dei CAT (AICAT), che afferisce a un’organizzazione internazionale (WACAT World Association CAT).

 

I CAT si riferiscono al concetto di spiritualità antropologica, che Hudolin definisce come la cultura sociale umana basata su valori posseduti da sempre, come codice interno di regole di comportamento: un indirizzo interiore di vita che può essere individuato nell’insieme delle dimensioni umane (sentimenti interiori, idee, credenze, visioni del mondo sia personali che collettive, compresi miti e religioni) che spingono le persone ad andare oltre l’esperienza immediata del qui e ora. I programmi alcologici territoriali fanno parte della più vasta azione di promozione e protezione della salute (sensibilizzazione ed educazione sanitaria rivolta alla popolazione); si basano sulla solidarietà, sull’amicizia, sull’amore, sulla ricerca della pace e della convivenza, sulla necessità di cambiamento culturale.

 

Per i CAT sono fondamentali l’astinenza (sia dell’alcolista, sia di chi lo affianca nel percorso), la formazione permanente, il rapporto con i servizi e le realtà di volontariato del territorio. I componenti dei CAT non adottano l’anonimato e danno continua testimonianza della loro esperienza e del loro cambiamento, all’interno della comunità locale in cui il singolo CAT è inserito. L’organizzazione prevede specifici incarichi (presidente, segretario, tesoriere) a turnazione fra i componenti, con funzioni interne al singolo CAT e verso gli altri livelli dell’organizzazione e l’esterno. La partecipazione alla vita associativa (es. incontri informativi e formativi, scuole alcologiche territoriali, Interclub o festa delle famiglie) è suggerita a tutti.

Box 3 – La testimonianza di un percorso di consapevolezza

 

Caratteristiche comuni ai gruppi

Come abbiamo in parte accennato, questi gruppi hanno storia, filosofia e modelli di riferimento, modalità di funzionamento, diffusione sul territorio, consuetudine alla collaborazione con operatori e servizi diverse. Rappresentano tutti, in ogni caso, una risorsa preziosa per affiancare persone e famiglie in un positivo percorso di cambiamento.

 

Si tratta sempre di gruppi di dimensione contenuta, con partecipazione su base volontaria, accomunati da alcune caratteristiche: un processo di aiuto circolare e reciproco (si aiuta e si viene aiutati), il valore dell’esperienza concreta di vita vissuta, la comprensione profonda di vissuti e sofferenze altrui, l’accoglienza, l’ascolto autentico e non giudicante, la forte carica emotiva che caratterizza i racconti di episodi e storie di vita dei partecipanti, l’aiuto ad affrontare le difficoltà quotidiane e il futuro, l’impegno condiviso a modificare i propri stili di vita e comportamenti, la speranza nel cambiamento, un ritrovato senso di autostima.

 

Inoltre, sono caratteristiche comuni il desiderio di affrontare il problema dell’alcol o del gioco d’azzardo come unico requisito di accesso, la riservatezza su tutto quanto viene espresso durante gli incontri di gruppo, la parità fra i vari componenti (al di là dei ruoli ricoperti per esigenze gestionali e organizzative), l’autofinanziamento tramite libere contribuzioni dei partecipanti. Punti di forza sono il gruppo, il percorso di aiuto (con programmi e modelli di riferimento diversi, espressi tramite una letteratura specifica1), la possibilità di scoprire o riscoprire la dimensione spirituale della vita.

 

Ai gruppi si può arrivare per caso, di propria iniziativa (spesso di un familiare), oppure perché sollecitati o inviati da operatori dei servizi con cui si entra in contatto per diversi motivi. Una parte di chi li frequenta riesce a cambiare stile di vita senza ricorrere a interventi specialistici; un’altra parte, più consistente, frequenta i gruppi parallelamente a un percorso di aiuto con operatori e servizi specialistici. La permanenza nel gruppo può avere una durata variabile, spesso prolungata; può risultare anche a tempo indeterminato, quando la persona sostituisce, alla dipendenza dall’alcol o dal gioco d’azzardo, la positiva dipendenza dal gruppo.

 

Gli incontri possono essere una o più volte alla settimana; a seguito della pandemia da Covid 19 gli incontri possono talvolta svolgersi con modalità telematiche, da remoto (in alternativa o in aggiunta alla modalità in presenza). Alcuni gruppi prevedono periodicamente (ad esempio una volta al mese) una riunione aperta a chiunque sia interessato a parteciparvi.

 

 

Gli anziani frequentano i gruppi di GA, AA, CAT?

Nella nostra esperienza, gli anziani che frequentano i gruppi – più spesso maschi che femmine – non sono tanti: probabilmente il fenomeno non è ancora arrivato ai gruppi di auto aiuto. In particolare, non arrivano ai gruppi gli anziani molto isolati: i contatti iniziali avvengono solitamente da parte di un familiare; gli anziani che vediamo generalmente vivono in famiglia e hanno intorno parenti, amici e conoscenti, anche se si sentono emarginati a causa del loro comportamento.

 

Indipendentemente dal fatto che i gruppi prevedano la frequenza da parte del familiare insieme alla persona con un comportamento problematico o in appositi gruppi separati, il ruolo dei familiari è fondamentale, sia nell’individuare il problema, sia nel richiedere aiuto. Non si può parlare di intercettazione precoce: per vari motivi i familiari (specie se non conviventi) sottovalutano a lungo il problema, non ci fanno caso, hanno un atteggiamento tollerante verso quello che considerano uno dei pochi “piaceri della vita” o un comportamento innocuo, pensano che sia solo un periodo difficile, un momento che passerà. A un certo punto però si rendono conto – molto prima dell’anziano – che esiste un problema; sono loro che cercano sul web, visitano i nostri siti, individuano il gruppo più vicino o chiamano il numero verde.

 

Non solo sono più consapevoli dell’anziano dell’esistenza di un problema (anche se spesso non sanno che dovranno coinvolgersi nel percorso di comprensione e di cambiamento), ma sono frequentemente più capaci di orientarsi, specie tramite il web, fra le risorse che il territorio offre. Il ruolo dei familiari nel recuperare informazioni per poter attivare un percorso di aiuto è molto importante; i familiari forniscono una guida e un sostegno all’anziano che potrebbe essere spaesato e confuso, poco consapevole di avere bisogno di aiuto e relativamente capace di trovare da solo un gruppo o un servizio.

 

Riguardo all’alcol, negli anziani che arrivano ai gruppi rileviamo spesso un isolamento emotivo, una solitudine interiore, che tipicamente si manifesta a seguito di un evento traumatico, particolarmente critico o tragico. Nelle storie di vita è ricorrente il fatto che fra l’evento scatenante e l’inizio del comportamento problematico trascorra qualche anno, come se le forze per reagire fossero sufficienti nel breve periodo ma insufficienti nel lungo periodo. Sembra che a un certo punto l’anziano si lasci andare, si abbandoni a una solitudine interiore probabilmente già presente prima, ma fino a un certo punto gestibile; col trascorrere degli anni il peso diventa insostenibile e viene affrontato (inadeguatamente) con qualcosa che si pensa aiuti a non pensare e, quindi, a non soffrire.

 

Il bevitore tardivo (late-onset drinker) ha certamente meno difficoltà ad abbandonare l’uso della sostanza rispetto a chi l’ha utilizzata per tutta la vita (early-onset drinker). Resta il fatto che, rispetto a persone più giovani, per le persone anziane in genere sono diverse le possibili motivazioni al cambiamento, le difficoltà a modificare le proprie abitudini di vita, le possibilità di sostituire le relazioni disfunzionali (con persone che bevono o che ostacolano l’astinenza) con nuove relazioni. Per loro, il “rifarsi la vita” è più complicato e in alcuni casi la famiglia è poco presente.

 

Riguardo al gioco d’azzardo, capita con una certa frequenza che arrivino mail o telefonate di richieste di aiuto riferite a persone anziane. Per lo più si tratta di contatti iniziali da parte dei familiari, che si sono accorti, spesso tardivamente, di una situazione finanziaria anomala e cominciano a essere preoccupati, perché non sanno come affrontare la situazione. Il giocatore anziano arriva quindi, solitamente, non di propria iniziativa, di sua spontanea volontà, ma dietro la spinta di un familiare, oppure di un assistente sociale a cui si era rivolto in precedenza.

 

Ai gruppi di GA arrivano due tipologie di giocatori anziani. La prima è quella dei “giocatori di lungo corso”: anziani che giocano da moltissimi anni, di solito frequentatori di casinò, bische o ippodromi, che sono riusciti per lunghissimo tempo a nascondere il gioco d’azzardo ai familiari, garantendo comunque il loro mantenimento economico. La seconda è quella dei “giocatori per solitudine”: persone che hanno cominciato a giocare d’azzardo in tarda età, tipicamente dopo essere andati in pensione o essere diventati vedovi. A un certo punto della vita si sono trovati con tanto tempo libero e con un vuoto affettivo e relazionale; si sono avvicinati alle macchinette, ai Gratta e Vinci, alle sale bingo e in poco tempo hanno bruciato tutti i risparmi accumulati. È soprattutto in questi giocatori che si nota, dalle loro testimonianze, il dolore della consapevolezza del danno economico causato ai loro familiari.

 

Di solito si chiede aiuto a Giocatori Anonimi per il problema economico ma poi, non giocando ci si rende conto che l’aspetto finanziario è quello meno difficile da affrontare… ci si rende conto cioè che è più lunga, lenta, laboriosa e progressiva la crescita comportamentale ed emozionale: serve un programma di rieducazione alla vita e da soli è difficilissimo farlo.

 

 

Cosa possono trovare gli anziani nei gruppi di GA, AA, CAT

Nella nostra esperienza, durante la fase di approccio con il gruppo gli anziani sono socievoli e ben predisposti: sembrano avere speranza di trovare un sostegno al proprio sconforto ed esprimono grandi aspettative, a differenza di persone più giovani che inizialmente appaiono spesso più scettiche. Nei gruppi l’anziano trova ascolto, accoglienza, aiuto incondizionato e gratuito, confronto con chi vive o ha vissuto una situazione in qualche modo simile; trova una motivazione per vedere qualcosa di diverso, la possibilità di rendersi conto (senza stigma e vergogna) di essere malato, un’opportunità di cambiamento e di stimolo per vedere il futuro prossimo con positività. Trova, al contrario di fuori dove domina la velocità, un luogo e uno spazio in cui il tempo è importante, la fretta non esiste, la pazienza e l’attesa sono un valore.

 

Per il periodo storico in cui hanno vissuto e per i riferimenti culturali di allora, molti anziani potrebbero incontrare difficoltà a esternare emozioni o sentimenti. Tuttavia, ciò che rileviamo è che sentendosi all’interno del gruppo in una condizione di “comfort”, gli anziani partecipano con entusiasmo agli incontri e raccontano di sé con semplicità e naturalezza, spesso con piacere, come se fosse qualcosa di nuovo, mai sperimentato prima ma particolarmente gradito. Affrontano così, grazie alla partecipazione al gruppo, argomenti che probabilmente non avevano mai discusso con nessuno: con gli amici più intimi, con i propri parenti, tantomeno con i figli e probabilmente nemmeno con il coniuge. Questo dà loro modo di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a se stessi, emozioni e sentimenti che non avevano mai esternato prima e che quindi risultano sconosciuti anche a loro.

 

La frequenza del gruppo e la condivisione (di tempo, vissuti, esperienze) è di grande beneficio per gli anziani. Nel gruppo non ci sente più soli, si sta con persone più giovani, si scopre o si riscopre il piacere di relazionarsi agli altri, si sente di appartenere (al piccolo gruppo, all’associazione a cui si riferisce, a qualcosa di molto più grande). Il gruppo permette di passare dall’IO al NOI (aspetto particolarmente utile per gli anziani soli e isolati, ma valido anche per chi ha familiari, amici e conoscenti). Il gruppo può diventare una seconda famiglia o, per chi non ce l’ha, una famiglia sostitutiva. Il gruppo trasmette l’idea che “insieme si può”.

 

Fare parte (di nuovo) di una dimensione collettiva, smettere di bere o di giocare d’azzardo, recuperare i rapporti con i familiari, riuscire a condurre una vita più serena ed equilibrata rappresenta un cambiamento di vita molto significativo, anche quando si è decisamente avanti con l’età.

Box 4 – Telefoni utili

 

Per concludere: il rapporto con realtà esterne

In Italia i gruppi di auto mutuo aiuto hanno una tradizione, più o meno lunga e consolidata a seconda della loro origine e diffusione, nel collaborare con realtà esterne. Molti gruppi si ritrovano presso parrocchie e oratori, altri presso servizi pubblici (biblioteche, municipi, centri sociali polifunzionali, poliambulatori, ospedali).

 

In alcuni territori il rapporto con i servizi per le dipendenze (SERT Servizio per le Tossicodipendenze, SERD Servizio per le Dipendenze, NOA Nucleo Operativo Alcologia) è basato sulla collaborazione, con invio reciproco di utenza, contatti e incontri per sostenere il cambiamento di chi segue un percorso di cura nel servizio e contemporaneamente frequenta un gruppo di auto mutuo aiuto. Un nuovo ambito di possibile collaborazione riguarda alcune situazioni che possono verificarsi in relazione al consumo di alcol o al gioco d’azzardo (maltrattamenti e violenza in famiglia) per le quali sono impegnate altre realtà di volontariato, con cui potrebbe essere utile e interessante avviare una riflessione comune.

 

Riguardo in specifico alla popolazione anziana, a nostro parere esistono ampie possibilità di esplorare e sperimentare forme e momenti di conoscenza e collaborazione con i servizi sociali territoriali, i servizi per anziani, le realtà di associazionismo e di volontariato (sindacati pensionati, centri di ascolto, ecc.). Questo ci sembra particolarmente importante, dato che gli anziani ancora non arrivano ai servizi per le dipendenze e che possono vivere in condizioni di solitudine e di isolamento sociale: per chi non ha avuto comportamenti problematici in età giovanile o adulta, solitudine e isolamento sociale possono infatti rappresentare la causa di approdo in età anziana al consumo alcolico o al gioco d’azzardo.

 

I gruppi di auto mutuo aiuto “ci sono” e sono pronti a fare la loro parte: si tratta di lavorare insieme ai servizi e ad altre realtà del territorio per aiutare chi è caduto nella trappola a uscirne e per sostenere un cambiamento su più fronti (culturale, spirituale, relazionale), a favore del benessere delle persone anziane, delle famiglie e della collettività.

Note

  1. Giocatori Anonimi si avvale delle pubblicazioni di Gamblers Anonymous, che vengono tradotte e stampate in proprio grazie all’autofinanziamento. Il testo più utilizzato si intitola Un nuovo inizio; altri testi importanti sono Condividere il recupero attraverso Giocatori Anonimi e Un giorno alla volta.

    La letteratura di Alcolisti Anonimi è molto vasta e si è sviluppata a partire dai testi scritti dai fondatori Bill W. e Bob S.; i principali testi di riferimento sono Il Grande Libro, scritto già nel 1939 e tuttora molto utilizzato, e Dodici Passi, Dodici Tradizioni, composto da 24 saggi di Bill W. che esaminano i principi del recupero individuale e dell’unità di gruppo.

    I Club Alcologici Territoriali si riferiscono ai libri scritti da Vladimir Hudolin; in particolare, al testo Sofferenza multidimensionale della famiglia: linee guida per gli operatori (servitori) di salute nella comunità sui problemi alcoldrogacorrelati e complessi, edito da Eurocare nel 1995, e alla nuova edizione del Manuale di alcologia. Edizione critica a cura dell’AICAT, edito da Erickson nel 2015.

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