1 Marzo 2012 | Programmazione e governance

Il welfare per gli anziani non autosufficienti a livello internazionale: qual è la posizione dell’Italia?

Il welfare per gli anziani non autosufficienti a livello internazionale: qual è la posizione dell’Italia?

Come si colloca l’assistenza agli anziani non autosufficienti nel nostro paese nel panorama europeo e internazionale? Da quali punti di vista siamo avanti e per quali aspetti, invece, ci troviamo indietro? Come si stanno orientando gli altri paesi rispetto ai possibili cambiamenti in discussione in Italia? Attraverso il ricorso ad alcuni dati comparativi, si prova di seguito a rispondere a queste domande.

 

 

Il ruolo della famiglia

Per mettere a fuoco le peculiarità italiane a livello internazionale non si può che partire dal ruolo della famiglia. Nel nostro paese, infatti, si è risposto alle esigenze poste dall’invecchiamento della popolazione facendo ricorso, in maniera più massiccia che in gran parte dell’Europa, all’assistenza informale fornita dalle reti familiari. Il “modello sud-europeo delle solidarietà parentali” estese di cui parla Naldini (2003) trova conferma nel confronto internazionale, che permette di evidenziare l’intenso ricorso alla solidarietà intergenerazionale che caratterizza i paesi sud-europei rispetto al resto d’Europa. Italia e Spagna hanno, infatti, il primato in riferimento al numero medio di ore di assistenza dedicate da parte di figli e nipoti non conviventi agli anziani soli (Tab. 1).

Anziani soli e cure informali (ore annue)1 in alcuni paesi europei, 2004
Tabella 1 – Anziani soli e cure informali (ore annue)** in alcuni paesi europei, 2004. Fonte: rielaborazione di Madama (2012) da Bolin et al., 2008.

**Il dato riporta il numero medio di ore annue di assistenza ricevute da anziani che vivono soli da parte di figli e/o nipoti. La ricerca si basa sul database SHARE (Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe). Il 2004 è l’anno più recente disponibile.

 

I dati presentati nella Tabella 1 si riflettono specularmente in quelli della Figura 1, che riguarda in questo caso non solo gli anziani ma l’insieme delle persone non autosufficienti. L’Italia e la Spagna sono i due paesi europei nei quali è più elevata la percentuale di persone che riferisce di prestare assistenza informale (non retribuita) a qualche parente, amico o conoscente per il sostegno nelle funzioni ADL (Activities of Daily Living). Al contempo, i due paesi mediterranei presentano, rispetto al resto del continente, una maggiore diffusione delle coabitazioni fra le persone anziane e i figli adulti (Tab. 2). Nel nostro paese questo fenomeno riguarda quasi un anziano ultrasettantenne su cinque (Madama, 2012).

Ultra-settantenni che vivono con i figli adulti in alcuni paesi europei, 2004
Tabella 2 – Ultra-settantenni che vivono con i figli adulti in alcuni paesi europei, 2004. Fonte: rielaborazione di Madama (2012) da Albertini et. al., 2007.

 

Servizi

I dati sui servizi – presentati nelle Figure 1 e 2 – confermano il quadro di un sistema italiano che, al confronto con gli altri paesi, assegna maggiore rilievo al care familiare e meno ai servizi alla persona.

Persone non autosufficienti e cure informali
Figura 1 – Persone non autosufficienti e cure informali. Fonte: NNA, 2011.

 

Un maggior numero di utenti LTC riceve cure al domicilio anziché nei servizi residenziali
Figura 2 – Un maggior numero di utenti LTC riceve cure al domicilio anziché nei servizi residenziali. Fonte: NNA, 2011.

 

L’Italia condivide con gli altri paesi OCSE un’utenza maggiore nei servizi domiciliari rispetto a quelli residenziali (al contrario, la quota di spesa pubblica dedicata è superiore nella residenzialità). Nondimeno, la Figura 2 mostra anche che la percentuale di popolazione utente di servizi pubblici di longterm care (LTC) è nel nostro paese inferiore alla gran parte degli altri.

 

La Figura 3 indica che i posti in strutture residenziali, come percentuale della popolazione di 80 anni e più, nell’ultimo decennio sono diminuiti nella maggior parte dei paesi dell’OCSE. Ciò non si è verificato in Italia, dove la suddetta percentuale è rimasta sostanzialmente stabile: la ragione è che si trattava, alla fine degli anni ’90, di un valore piuttosto contenuto e inferiore a quello della gran parte degli altri paesi. È da notare, in proposito, che nei vari paesi nei quali i posti in struttura si sono ridotti, sono rimasti, comunque, superiori ai nostri.

 

La percentuale di posti letto LTC in strutture residenziali negli ultimi dieci anni è diminuita
Figura 3 – La percentuale di posti letto LTC in strutture residenziali negli ultimi dieci anni è diminuita. Fonte: NNA, 2011.

Bibliografia

Albertini M, Kohli M, Vogel C. Intergenerational Transfers of Time and Money in European Families: Common Patterns, Different Regimes? Journal of European Social Policy 2007:17(4):319-34.
Bolin K, Lindgren B, Lundborg P. Informal And Formal Care Among SingleLiving Elderly. Europe. Health Economics 2008;17(3):393-409.
Madama I. Dieci (buone) ragioni per investire nel sociale. In: Gori C. (a cura di) Quale futuro per il welfare? Le politiche sociali tra delega assistenziale e prospettive di sviluppo. Rapporto per il Forum Terzo Settore, 2012:230-43. Disponibile all’indirizzo: www.forumterzosettore.it.
Naldini M. The Family in the Mediterranean Welfare State, Frank Cass, London 2003.
NNA (Network Non Autosufficienza). L’assistenza agli anziani non autosufficienti. Terzo rapporto: il monitoraggio degli interventi e il punto sulla residenzialità, Maggioli, Rimini 2011.

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