Il rapporto del Network Non Autosufficienza (www.maggioli.it/rna), frutto del consueto sforzo multidisciplinare di diverse professionalità e del supporto scientifico e finanziario dell’INRCA, è giunto alla sua IV edizione. Anche quest’anno propone una visione di sistema sulle politiche di assistenza agli anziani, fotografando i principali cambiamenti in atto e i nodi più rilevanti per questo particolare momento storico caratterizzato dalla crisi economica.
L’analisi si sviluppa a partire da una sintesi dei dati di questo settore offerti dai sistemi informativi (la cosiddetta Bussola) integrata da una lettura dei profili dei modelli assistenziali delle varie regioni; completa il quadro una discussione su come viene avvertita la crisi dai territori, le scelte e le prospettive di sistema. Il rapporto offre inoltre una serie di panoramiche su alcune questioni di fondo dell’assistenza: gli standard ed i requisiti di qualità nei servizi residenziali, i recenti orientamenti delle politiche nazionali e locali in tema di “badanti” e le condizioni economiche per il welfare dettate dalle scelte di finanza pubblica.
Il quadro che emerge, negli anni acuti della crisi, è quello di un rallentamento nel trend di sviluppo dei servizi rispetto alle dinamiche osservate nello scorso decennio. Il settore ha sperimentato in quel periodo uno sviluppo mai conosciuto prima, tanto negli stanziamenti quanto nella progettualità. Sviluppo che ci si attendeva proseguisse nel nuovo decennio, sia perché – nonostante i passi in avanti – i ritardi del nostro paese risultavano non ancora colmati, sia perché i galoppanti tassi di aumento della popolazione anziana non avrebbero consentito distrazioni.
Le evidenze più recenti testimoniano che la quota di Pil destinata agli anziani non autosufficienti non cresce più e che la copertura garantita dal sistema pubblico non riesce a tenere il passo con le dinamiche della “questione anziani”: uno scenario in cui l’offerta pubblica sembra aver toccato il massimo sviluppo storico, con grandi difficoltà di tutti i territori a mantenere i livelli di servizio raggiunti e a programmare gli interventi anche solo nel breve periodo.
Nonostante il settore sia attraversato anche da processi di innovazione, oggi su più fronti si sperimenta addirittura il pericolo di un arretramento: in termini di estensione della copertura, di livelli qualitativi dei servizi, di equità e di appropriatezza del sistema. La crisi sembra interessare anche il fenomeno “badanti”: la crescita della disoccupazione e la diminuzione delle disponibilità economiche familiari si traducono in un maggior ricorso al lavoro informale, irregolare, diminuzione della copresenza e aumento del lavoro “a ore”.
Lo scenario dominante di questi anni è stato quello del venir meno del sostegno finanziario dello Stato al welfare locale, accompagnato da un rigore senza precedenti imposto ai vari attori responsabili del welfare locale; elementi che non hanno certo favorito gli investimenti di risorse nell’assistenza agli anziani. Anche il processo di costruzione del federalismo non sembra essere riuscito a costruire garanzie effettive per un’assistenza adeguata in tutti i territori. In questo clima si riconferma una situazione di forte eterogeneità tra le diverse aree geografiche nei livelli qualitativi, quantitativi e organizzativi, risultato dell’assenza di standard nazionali di riferimento per questo settore sia in ambito sociale che sociosanitario: è difficile intravedere un modello comune di assistenza per tutto il paese ma, piuttosto, ci si trova di fronte a tanti diversi sistemi di Long Term Care. Emblematiche, a tale riguardo, le differenze che si rilevano tra le regioni nella regolazione dell’assistenza residenziale.
Preso atto di questa situazione, a conclusione del Rapporto si propongono due spunti per orientare le politiche future:
- una riflessione sulla necessità di implementare un intervento di regia statale, probabilmente l’“anello mancante” di questa fase storica e la chiave per una tanto auspicata riforma per questo settore;
- alcune linee strategiche per un uso ottimale delle risorse nel rispondere ai bisogni delle fragilità.