Gli odierni sistemi di welfare, sviluppatisi in contesti socio-economici ormai lontani, caratterizzati da crescita economica costante, popolazione giovane, bisogni relativamente omogenei e solide strutture famigliari, oggi non sono più in grado di far fronte ai radicali mutamenti che caratterizzano la nostra società. Il sistema di welfare italiano, più specificatamente, non risulta più in grado di dare risposte efficaci alle nuove tensioni sociali dimostrandosi insostenibile e inadeguato sotto l’aspetto economico-finanziario e sotto l’aspetto della lettura dei bisogni della popolazione; i servizi vengono erogati con un approccio sostanzialmente di tipo assistenzialistico, che porta a considerare le persone in difficoltà semplici consumatori passivi di servizi, creando dipendenza anziché benessere ed alimentando un’insostenibile rincorsa tra bisogni e costi sempre crescenti.
È entrato in crisi il modello “lineare” del sistema di Welfare, che interviene secondo una modalità prevalentemente standardizzata e rigida, ed emerge sempre di più una domanda di politiche e di interventi integrati in un’ottica più trasversale, che ponga un’attenzione specifica ai percorsi della persona, al suo mondo relazionale, alla valorizzazione delle sue capacità e delle sue risorse. È necessario adottare una nuova visione che ponga al centro la persona e la sua rete di relazioni, anziché le tipologie di servizi di cui essa necessita, abbracciando una logica di inclusione e coesione sociale1.
Rispetto ai più tradizionali interventi sulle emergenze sociali, sostenere la coesione sociale significa infatti valorizzare le relazioni tra i componenti della società e promuovere l’assunzione collettiva di responsabilità. Implica inoltre lo sforzo congiunto per costruire strategie di lungo periodo, precisando obiettivi strategici e definendo contenuti in modo approfondito, trasparente, concreto. I programmi di coesione sociale rappresentano la condizione necessaria per lo sviluppo locale e per la creazione di un contesto in cui si possono concretamente ridurre i processi di esclusione. Più una società è coesa, maggiori sono le possibilità di contrastare gli effetti negativi dei mutamenti in corso.
WECARE – Welfare Cantiere Regionale. Strategia di innovazione Sociale della Regione Piemonte
La Regione Piemonte ha aderito alla Strategia Europa 2020, nell’ambito del Documento Strategico Unitario (DSU) per la programmazione dei fondi strutturali e di investimento europei (“Fondi SIE”), per il periodo 2014-2020 e, a partire da tale strategia, sono stati redatti i Programmi Operativi della Regione Piemonte per il periodo 2014-2020.
All’interno di questa cornice programmatica la regione ha elaborato una strategia di intervento in ambito sociale” WECARE- Welfare Cantiere Regionale”. (D.G.R. n. 22-5076 del 22 maggio 2017 – Atto di indirizzo “WECARE: Welfare Cantiere Regionale – Strategia di innovazione Sociale della Regione Piemonte” che prende spunto dalle mutate condizioni socio-economiche, nazionali e piemontesi in particolare, per proporre risposte incentrate sulla condivisione, l’innovazione sociale e interventi di tipo generativo).
WECARE nasce dal lavoro di un tavolo inter-assessorile che ha coinvolto quattro Assessorati della Regione Piemonte (Assessorato alle Politiche sociali, della famiglia e della casa; Assessorato all’Istruzione Formazione Professionale e Lavoro; Assessorato alle Attività produttive, Innovazione e Ricerca; Assessorato alle Politiche giovanili, Pari opportunità, Diritti civili e Immigrazione) e due Direzioni (Coesione Sociale; Competitività del Sistema Regionale). WECARE prevede un set di azioni diverse tra loro coordinate, volte a stimolare i diversi soggetti, pubblici e privati, nella sperimentazione di iniziative per l’innovazione sociale. In particolare, la strategia si compone delle seguenti Azioni del POR FSE 2014-2020 e POR FESR 2014-2020 della Regione Piemonte per un totale di risorse stanziate pari ad euro 20.000.000,00.
Gli interventi di WECARE sono finalizzati a proporre risposte ai radicali mutamenti socio-economici in corso (invecchiamento demografico, nuovi modelli di famiglia, flessibilità del lavoro, crescita delle disuguaglianze, migrazioni, debito pubblico, ecc.) perché siano stimolo per un profondo ripensamento di politiche di coesione sociale, che permettano ad un numero sempre maggiore di persone di “stare bene e stare meglio”.
Le persone stanno bene quando sono nelle condizioni di poter compiere delle scelte, quando possono esercitare la propria libertà sostanziale, quando possono realizzare ciò a cui danno valore, quando possono esprimere le proprie potenzialità, quando si sentono incluse nella società, quando hanno fiducia nelle istituzioni, quando si sentono supportate in momenti di difficoltà, quando possono esprimersi con generosità.
La sfida di tale strategia, operando su un piano regionale di politiche integrate e coinvolgendo tutti gli attori pubblici e privati, è quella di coniugare politiche sociali, politiche del lavoro e sviluppo economico, pensando alla coesione sociale come grande occasione di sviluppo territoriale ed alla crescita come una sfida da realizzare attraverso la riduzione delle diseguaglianze sociali. Col presente articolo si intende approfondire l’azione FSE 1 – Sperimentazione di azioni innovative di Welfare territoriale – e l’azione FSE 2 – Progetti di innovazione sociale per il terzo settore.
Misura FSE 1 – “Sperimentazione di azioni innovative di welfare territoriale”
L’obiettivo della misura FSE 1, che prevede uno stanziamento pari a 6.400.000,00 euro, è di contribuire a sviluppare un welfare di prossimità, sostenendo sperimentazioni di innovazione sociale che sappiano valorizzare le connessioni territoriali espresse dai “Distretti della Coesione Sociale”, per rendere così maggiormente incisiva e stabile l’innovazione sociale prodotta.
La Regione Piemonte in applicazione del D.lgs. Del 15.09.2017 n. 1472 ha dato avvio ad un percorso di riorganizzazione dei servizi socio assistenziali che si pone quale traguardo la costituzione dei Distretti della Coesione Sociale coincidenti, nei limiti della praticabilità, con quelli sanitari, al fine di rendere più efficiente ed omogeneo il sistema delle risposte ai cittadini, anche in funzione di una realistica sostenibilità economica.
La misura FSE 1 mira a concepire le politiche sociali non esclusivamente come risposta emergenziale ai bisogni espressi dalla collettività, ma anche come leva per la creazione di un processo di innovazione che consenta di generare un cambiamento nelle relazioni sociali e risponda a nuovi bisogni ancora non soddisfatti dal mercato o crei risposte più soddisfacenti a bisogni esistenti.
Le sperimentazioni innovative di welfare territoriale dovevano ispirarsi ai seguenti principi:
- l’adozione del principio di sussidiarietà circolare, per impegnare tutti i soggetti operanti in uno stesso territorio (pubblica amministrazione, soggetti dell’economia e della società civile) ad assumersi la responsabilità di concorrere al bene comune, valorizzando le proprie prerogative e specificità. Occorreva, pertanto, prevedere lo sviluppo di adeguate forme di gestione e di governance orientata a diverse categorie di stakeholder e strutturate su più livelli
- l’impegno a realizzare una visione generativa e non soltanto redistributiva dei servizi di welfare, che si manifesta nel riconoscere a tutte le persone il diritto di contribuire in modo attivo al benessere proprio e del contesto in cui vivono
- il superamento della logica assistenziale ed emergenziale degli interventi, individuando forme di integrazione e raccordo con le politiche del lavoro, della formazione, dell’integrazione, dell’innovazione e dello sviluppo. Integrazione significa non solo raccordare le modalità di accesso ai servizi, ma creare tra questi differenti ambiti relazioni di reciprocità supportate da dinamiche cooperative da praticare nella loro progettazione ed attuazione per il raggiungimento di obiettivi comuni
- il potenziamento, nel quadro dei servizi sociali, delle azioni di empowerment della persona, in modo che il soggetto sia agente attivo da responsabilizzare e che, al bisogno, si cerchi risposta attraverso la valorizzazione delle potenzialità
- l’attenzione alla promozione della salute (psichica, fisica e relazionale) e non solo alla cura, fornendo sostegno alle persone e alle comunità per rafforzare e valorizzare le proprie potenzialità e per contrastare le condizioni di vulnerabilità
- la prossimità e la domiciliarità, ovvero la scelta di riconoscere come focus unificante di tutti i servizi la persona nella sua globalità, sostenendo l’impegno di ciascuno a sviluppare le proprie relazioni di prossimità e a difendere e valorizzare la propria domiciliarità.
I progetti territoriali potevano anche sviluppare la promozione di attività in embrione o ancora in via di progettazione. L’intenzione era, infatti, quella di creare una piattaforma di emersione delle intuizioni e delle risposte endogene provenienti dai territori, per avviare un percorso di produzione di nuovi modelli di intervento sociale finalizzati poi a innovare e trasformare le modalità di risposta ai bisogni da parte del territorio stesso e dei suoi attori. I destinatari degli interventi, previsti dalla misura FSE 1, sono stati individuati negli utenti dei servizi socio-assistenziali erogati nel contesto dei Distretti della Coesione Sociale e dei servizi erogati dagli enti di Terzo Settore partecipanti all’iniziativa; più in generale, tutte le persone residenti in Regione Piemonte che possono divenire utilizzatori dei servizi attivati.
I soggetti beneficiari dei contributi sono le Associazioni Temporanee di Scopo (ATS), già costituite o costituende, composte obbligatoriamente dai soggetti pubblici e privati di seguito indicati:
- gli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali afferenti al medesimo Distretto della Coesione Sociale
- 1 o più Enti del terzo settore e/o associazioni di volontariato con sede sul territorio piemontese
- oltre ai soggetti sopra riportati, potevano far parte dell’ATS altri soggetti pubblici con sede nel territorio piemontese quali: Comuni, Unioni di Comuni o altre forme associative, ASL.
Inoltre, si auspicava la presentazione di progetti da parte di ATS composte da più Distretti della Coesione Sociale.
Concorrevano alla determinazione del valore del progetto, i seguenti elementi:
- Quota fissa attribuita a ciascun progetto ammesso a finanziamento
- Quota calcolata sulla base del numero di abitanti incidenti nel Distretto/i di riferimento del progetto
- Quota di risorse aggiuntive determinata in base alla valutazione di merito del progetto.
L’iter di presentazione prevedeva la presentazione, da parte dei soggetti proponenti, di un progetto preliminare contenente la descrizione sintetica dell’idea progettuale, con risalto delle principali qualità, del carattere innovativo, della coerenza con i bisogni espressi dal territorio di riferimento, della tipologia di partner che si intendeva coinvolgere all’interno dell’ATS.
Attraverso un processo di accompagnamento, di cui alla misura FSE 1: Azione II.9.v.9.1.02, i soggetti beneficiari sono stati seguiti nella presentazione della proposta progettuale definitiva, allo scopo di migliorare l’efficacia progettuale e potenziare al massimo la capacità di progettazione sul tema dell’innovazione sociale. Al termine dell’attività di accompagnamento sono stati presentati 22 progetti definitivi, di cui 3 composti da raggruppamenti di Distretti della Coesione Sociale.
Nella tabella 4 è riportata la graduatoria definitiva derivante dell’esame dei progetti da parte dal nucleo di valutazione in base ai criteri previsti dal bando. I progetti avranno una durata di 18-24 mesi e in ogni caso dovranno concludersi entro aprile 2020.
Misura FSE 2: Azione ii.9v.9.2.01 “Progetti di innovazione sociale per il terzo settore”
L’obiettivo di questa misura è sostenere sperimentazioni di innovazione sociale implementate in servizi erogati dagli enti di terzo settore. L’intento è, pertanto, quello di facilitare lo sviluppo di un sistema di imprese sociali innovative e la crescita di un terzo settore nella sperimentazione di nuovi modelli di gestione degli interventi e di governance caratterizzati da innovazione, forti elementi di imprenditorialità a valenza sociale e di integrazione intelligente di tecnologia.
La misura intende stimolare in particolare la sperimentazione di innovazioni sociali che sappiano dimostrare sostenibilità, integrazione e scalabilità nell’amministrazione ordinaria dei servizi e per questo motivo prevede di premiare forme di integrazione e coordinamento dei progetti, presentati dai soggetti di terzo settore, con le sperimentazioni territoriali finanziate a valere sulla Misura FSE 1 – Sperimentazione di azioni innovative di Welfare territoriale.
L’oggetto dei servizi da proporre a valere sulla misura potevano essere, a titolo d’esempio:
- servizi di welfare innovativi
- sperimentazione di modelli innovativi di servizi collaborativi rivolti a cittadini con fragilità sociale
- servizi di assistenza leggera di prossimità e di accompagnamento verso l’autonomia
- servizi di orientamento e benessere per le persone con fragilità sociale
- valorizzazione di pratiche dell’economia civile
- sperimentazioni di utilizzo di tecnologie funzionali alle emergenze sociali e/o all’accesso dei servizi stimolando lo sviluppo tecnologico dei Soggetti del Terzo Settore nell’ottica di Impresa 4.0.
Quali beneficiari dei contributi sono stati individuati i Soggetti del Terzo Settore, così come definito dalla Legge del 6 giugno 2016 n. 1063 e suoi decreti attuativi, che potevano presentare i progetti singolarmente o in raggruppamento4. Gli interventi dovevano essere destinati agli utenti dei servizi erogati dai Soggetti del Terzo Settore partecipanti all’iniziativa e, più in generale, a tutte le persone domiciliate in Regione Piemonte possibili utilizzatori dei servizi attivati.
Il riparto delle risorse stanziate per la misura FSE 2, pari ad euro 3.600.000,00, è stato suddiviso tra i quattro quadranti, che la Regione Piemonte ha individuato come ambiti ottimali con la L.R. 23/2015:
- € 2.900.000 per la realizzazione dei progetti negli ambiti territoriali sovra-provinciali (Quadranti)
- € 700.000 per la realizzazione dei progetti a carattere regionale che dovevano avere come estensione territoriale almeno 3 dei quadranti.
Tale riparto è stato calcolato in proporzione alla popolazione residente al 1 gennaio 2017, prevedendo inoltre criteri di redistribuzione fra gli stessi quadranti delle eventuali disponibilità residue. Al termine della scadenza prevista sono stati presentati 36 progetti.
Successivamente, a seguito della verifica di ammissibilità, sono stati ammessi 35 progetti alla fase di valutazione di merito, al termine della quale il nucleo appositamente costituito ha formalmente presentato al responsabile del procedimento le graduatorie predisposte in esito all’esame delle domande pervenute in base ai criteri previsti, con riferimento alle seguenti classi di valutazione:
- Soggetto proponente (partenariato)
- Caratteristiche della proposta progettuali
- Priorità
- Sostenibilità
- Offerta economica.
I progetti non potranno avere una durata superiore a 18 mesi
Foto di TeroVesalainen da Pixabay
Note
- Il concetto di “coesione sociale” va letto infatti in stretta correlazione con quello di “inclusione”, interpretando la coesione come un fattore dinamico di valorizzazione delle relazioni di prossimità.
- Il D.lgs. n. 147 del 15.09.2017 , all’art. 23, comma 2, prevede l’adozione, da parte delle regioni, di ambiti territoriali di programmazione omogenei per il comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro disponendo pertanto che gli ambiti sociali siano coincidenti territorialmente con i distretti sanitari ed i centri per l’impiego.
- Riforma del Terzo Settore
- ATI- Associazione Temporanea di Scopo