25 Giugno 2021 | Programmazione e governance

PNRR: ci saranno gli infermieri?

Nei prossimi anni il numero di infermieri nel nostro Paese dovrà aumentare sensibilmente affinché trovino attuazione gli investimenti previsti dalla missione Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Sarà effettivamente così? Franco Pesaresi offre una risposta chiara a questa domanda.


Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) nella missione 6 Salute prevede una serie di investimenti sia nella sanità territoriale sia in quella ospedaliera che, una volta realizzati, richiederanno la disponibilità di un numero aggiuntivo e significativo di infermieri. Le nuove case della comunità, gli ospedali di comunità, il potenziamento dell’assistenza domiciliare, le centrali operative territoriali e il completamento della nuova rete delle terapie intensive ospedaliere richiederanno la disponibilità di 30.485 infermieri in più rispetto alla dotazione attuale (tabella 1).

 

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Tabella 1 – Numero di infermieri necessari per l’attuazione del Recovery Plan

 

Come è stata fatta la stima?

Per alcune delle nuove strutture e servizi attivati dal PNRR le necessità aggiuntive di infermieri è indicata direttamente dalla documentazione inviata all’UE a corredo del PNRR. E’ il caso delle centrali operative territoriali, delle case della Comunità e degli ospedali di comunità.

 

La nostra stima del personale infermieristico necessario per il potenziamento dell’assistenza domiciliare è stata realizzata tenendo conto che il PNRR punta ad assistere a domicilio 807.970 anziani in più rispetto ad ora. Attualmente, per ogni anziano assistito in ADI vengono erogate mediamente 13 ore all’anno di assistenza infermieristica che, pur bassissimo, è il parametro che è stato utilizzato per calcolare le necessità future – pari 5.309 infermieri aggiuntivi – per attuare questa parte del PNRR. Una previsione molto prudente (non tiene conto per esempio delle ferie) che diverge molto dalle previsioni dell’Agenzia Sanitaria Nazionale che ha previsto la necessità di 12.500 infermieri in più.

 

Il PNRR riprende ed ingloba inoltre quanto previsto dal D.L. 34/2020 per il potenziamento delle terapie intensive con perché realizzato solo in parte. Come si ricorderà nel Decreto si prevede di aumentare la dotazione strutturale sul territorio nazionale di almeno 3.500 posti letto di terapia intensiva e di riqualificare 4.225 posti letto di area semintensiva. In relazione all’andamento della curva pandemica, per almeno il 50% dei letti di semintensiva, si prevede la possibilità di immediata conversione in posti letto di terapia intensiva, mediante integrazione delle singole postazioni con la necessaria strumentazione di ventilazione e monitoraggio. Per calcolare le necessità di infermieri aggiuntivi non ho tenuto conto dei letti di terapia semintensiva. Secondo la legge si tratta di riqualificazione di posti letto già esistenti di semintensiva che, al bisogno, dovranno essere trasformati in letti di terapia intensiva (vedi D.L. 34/2020, art. 2, comma 2)1. I 3.500 posti letto di terapia intensiva (poi diventati 3.591 nei programmi delle regioni), invece, sono tutti nuovi, in gran parte sono ancora da realizzare ed avranno bisogno di personale per funzionare. Secondo la Corte dei Conti (2021), al 29 aprile 2021 erano stati attivati solo 922 (il 25,7%) dei posti letto previsti per cui ne rimarrebbero ancora da attivare 2.679. E solo su questi è stato calcolato il bisogno di personale infermieristico aggiuntivo (tabella 1).

 

Ci saranno gli infermieri per tutte queste nuove attività?

La piena attuazione del PNRR si avrà a partire dal gennaio 2027 anche se le necessità cresceranno gradualmente anno dopo anno, per cui per semplicità faremo le stime assumendo come punto di riferimento le necessità per personale infermieristico previste per il 2027.

 

Gli infermieri che, all’1/1/2020, lavorano all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e delle strutture sanitarie private sono 332.292. Le necessità di personale infermieristico aggiuntivo, come abbiamo visto, ammontano a 30.485.

 

A questi infermieri bisogna aggiungere il personale che sostituirà gli infermieri che andranno in pensione nel periodo 2021-2027. La documentazione a corredo del PNRR ed inviata all’UE fornisce una stima dei pensionamenti degli infermieri che è stata calcolata sulla base degli infermieri che attualmente hanno un’età superiore ai 60 anni ed ipotizzando che questi vadano tutti in pensione a 67 anni. In questo modo il PNRR stima che il 7,83% del totale degli infermieri vada in pensione nel periodo 2021-2026 per un totale di 26.018 infermieri. Nella realtà, le cose non vanno affatto in questo modo. Gli infermieri, mediamente, vanno in pensione a 63 anni circa. Per cui è molto più probabile che il numero di infermieri che andrà in pensione nel periodo 2021-2027 sarà circa il doppio di quello stimato dai documenti del PNRR. Si tenga conto che, per esempio, nel periodo 2014-2018 hanno lasciato il SSN per pensionamento 37.744 infermieri (e nello stesso periodo ne sono stati assunti 37.731 (Bozzi, 2021).

 

Quanti nuovi infermieri completeranno il triennio universitario e saranno disponibili da qui al 2027? Sommando gli studenti ammessi al corso di formazione base per infermiere a partire dal corso 2018/2019 ed ipotizzando che il governo confermi anche nei prossimi anni lo stesso fabbisogno stabilito per l’anno 2020/2021, i nuovi laureati potenziali saranno 90.168. Ma noi sappiamo che questo numero è sovrastimato perché bisogna tener conto degli abbandoni e delle altre modificazioni dei percorsi di vita degli studenti per cui è possibile ipotizzare che da oggi al 2027 avremo a disposizione circa 85.000 nuovi infermieri (tabella 2).

 

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Tabella 2 – Stima delle necessità dei nuovi infermieri al 2027

 

Le prospettive future

Una prima risposta è dunque che il fabbisogno di formazione infermieristica programmato dal Governo probabilmente sarà sufficiente a coprire le necessità di nuovi infermieri richiesti dall’attuazione del PNRR. Ma sarà appena sufficiente.

 

Il numero aggiuntivo di infermieri previsto sarà sufficiente a mantenere al situazione attuale. Una situazione di grave carenza di personale infermieristico. Se i nuovi infermieri che si formeranno nei prossimi 5anni serviranno a coprire solo le nuove necessità che derivano dal PNRR e dai pensionamenti vuol dire che manterremo per lunghi anni questa situazione di grave difficoltà che si registra attualmente nel reperire personale infermieristico negli ospedali, nelle strutture residenziali per anziani e in tutte le altre attività sanitarie.

 

Le attuali carenze infermieristiche sono importanti. Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, supportata da un rapporto del Censis del 2020, afferma che la carenza degli infermieri supera le 60.000 unità (Quotidiano Sanità, 2021).

 

Anche rispetto agli altri paesi e agli standard di riferimento la situazione di svantaggio dell’Italia è evidente. Occorre infatti rammentare che secondo l’OCSE il valore medio benchmark da raggiungere è pari a 8,8 infermieri ogni 1.000 abitanti, per cui il fabbisogno nazionale sarebbe di 524.845 infermieri. All’1/1/2020 avevamo invece solo 332.292 infermieri pari a 5,6 per mille abitanti. La situazione nel 2027 sarà poco diversa con circa 365.300 infermieri pari a 6,2 infermieri per mille abitanti. Cifre ancora molto lontana dagli standard di riferimento fissati dall’OCSE (tabella 3).

 

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Tabella 3 – Personale infermieristico previsto per il futuro

 

Con questo quadro della programmazione del fabbisogno formativo di infermieri non cambierà la situazione di grave sofferenza del sistema sanitario per mancanza di personale infermieristico. Occorre pertanto rivedere soprattutto la programmazione del numero di studenti da ammettere ai corsi universitari per infermieri ampliando il loro numero sulla base delle reali necessità del paese e degli obiettivi sanitari che il paese si vuol dare. Senza questo passaggio, senza la disponibilità reale di nuovi laureati servono a poco tutti gli altri atti conseguenti e necessari di potenziamento degli organici e di sblocco di assunzioni.

 

Note

  1. Le regioni e le province autonome programmano una riqualificazione di 4.225 posti letto di area semi-intensiva, con relativa dotazione impiantistica idonea a supportare le apparecchiature di ausilio alla ventilazione, mediante adeguamento e ristrutturazione di unità di area medica, prevedendo che tali postazioni siano fruibili sia in regime ordinario, sia in regime di trattamento infettivologico ad alta intensità di cure. In relazione all’andamento della curva pandemica, per almeno il 50 per cento dei posti letto di cui al presente comma, si prevede la possibilità di immediata conversione in posti letto di terapia intensiva, mediante integrazione delle singole postazioni con la necessaria strumentazione di ventilazione e monitoraggio. Al funzionamento dei predetti posti letto, a decorrere dal 2021, si provvede con le risorse umane programmate a legislazione vigente (Art. 2 comma 2 DL 34/2020).

Bibliografia

Bozzi M. (2021), Il PNRR va sostenuto, ma servono dati certi e rigore metodologico, Quotidiano Sanità, 20/5/2021.

Censis (2020), Dagli infermieri le buone soluzioni per la sanità del prossimo futuro, Report finale per la comunicazione, 5 giugno.

Corte dei Conti (2021), Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica.

Decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34: Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Ministero della Salute (2020), Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale – Anno 2018.

Quotidiano Sanità (2021), Infermieri di famiglia al palo. Fnopi: “Corte dei conti ne certifica il mancato utilizzo”, 31 maggio.

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